venerdì 18 gennaio 2008

Albert Robida 3 ovvero della letterattura nel futuro.


Passiamo ora all'atro romanzo di anticipazione: "Il ventesimo secolo, romanzo di una parigina di dopodomani". Scritto prima de "La vita elettrica", nel 1983, il libro narra le difficoltà di una giovane donna che ha terminato gli studi e inizia la sua vita lavorativa e sentimentale. Ricordiamo che la vicenda è sempre ambientata nel 1952.
In un passaggio dove si parla della riforma universitaria che ha finalmente prodotto un'educazione esclusivamente pratica, i personaggi intrattengono il lettore in un esilarante dialogo sulle trasformazioni dell'insegnamento della letteratura, divenuta ormai superflua e priva di interesse proprio perchè non ha alcun vantaggio pratico.
Vi propongo la traduzione di un breve passaggio.

- Insomma, mia cara Hélène, giurisprudenza a parte, eccovi diplomata in lettere e scienze!
- Oh! Come sapete non è affatto difficile il diploma in lettere. Per facilitare e abbreviare gli studi letterari, hanno inventato i corsi di letteratura concentrata... Non affaticano molto il cervello... Ora i vecchi classici sono condensati in tre pagine...
- Eccellente! Quei vecchi classici, quegli scellerati greci e latini che tanto hanno fatto penare la povera gioventù d'altri tempi!
- L'operazione che è stata fatta loro subire li ha resi inoffensivi, completamente inoffensivi: ogni autore è stato riassunto in una quartina mnemotecnica che si manda giù senza dolore e si ricorda senza sforzo... Volete la traduzione concentrata dell'Iliade con la notizia sull'autore? Eccola:
Omero, autore greco. Genere: poesia epica. Segni particolari: cieco.

Sotto i muri di Ilion, ohimé, dieci anni son passati!
I Greci han lottato, da Menelao condotti,
da Ulisse, Agamennone e di Peleo il figlio.
Ettore, figlio di Priamo, morì nello scompiglio.

- Brava! Esclamò il Sig. Ponto, è assolutamente sufficiente; io ho nella mia biblioteca un'altra traduzione dell'Iliade in quattro volumi, ma preferisco questa; è più chiara e si legge più facilmente... Nella nostra epoca indaffarata ci vogliono degli autori rapidi e concentrati. Ammiro molto l'uomo di genio che ha inventato la letteratura concentrata.
- Gli autori francesi non hanno bisogno di essere tradotti in quartine, se ne fanno delle condensazioni in versi e in prosa. Abbiamo Corneille condensato in quattro versi:

Il valore non attende il numero delgi anni.
Prendi una sedia, Cinna... ecc.

- È assolutamente sufficiente... mi piacerebbe veder applicare questo sistema di condensazione al teatro; si potrebbe infatti condensare tutto il teatro di Corneille in un solo atto, tutto Racine in un atto, tutto Dumas padre e figlio in un atto, tutto Victor Hugo in un atto, e anche tutto Dennery ugualmente in un atto; si potrebbe facilmente immaginare una trama commovente per collegare i cinque atti. Il pubblico avrebbe, in questo modo, i cinque grandi classici in una sola serata... sarebbe un immenso successo!
- Bisognerebbe condensare tutte le eroine così toccanti di questi autori in una sola donna che sarebbe al contempo Fedra, Ermione, dona Sol, Esmeralda, Anna d'Austria, Madame de Montsoreau o la Signora delle camelie...
- E fare entrare nell'opera tutte le grandi tirate o tutte le frasi celebri: Grazia! Mio Signore, grazia!... Io e il pericolo, siamo fratelli!... Era una nobile figura di vecchio! È troppo tardi!!! ecc, ecc.
- Senza dimenticare la voce del sangue, la lettera fatale, la croce di mia madre, la porta segreta, il forzato innocente, la spada di mio padre, la scala di corda, il veleno dei Borgia...
- Che opera, signori, quella che riunisse tutte queste bellezze! Ne parlerò a uno dei miei amici, un autore drammatico...
- Nei classici concentrati, riprese Hélène, Racine è in quattro versi:

Si, vengo nel suo tempio ad adorare l'eterno...

- E Boileau in quattro versi:

Venti volte sul mestiere rimettete la vostra opera,
Limatela senza stancarvi e limatela ancora...
...
Bossuet in una riga: Madame sta morendo, Madame è morta!... Fenelon in due righe: Mentore, il saggio Mentore...; Voltaire in due versi e due righe; Ponson du Terrail in tre righe: No, Rocambole non era morto... ecc; Victor Hugo in quattro versi; Emile Zola in tre righe: Nel verde scuro e lucente di ammassi di cavoli, mazzi di carote creavano macchie rosse... ecc; Chateaubriand in due righe: L'uomo, questo viaggiatore... ecc.
- È perfetto! Non si può che congratularsi con il grande ministro, il rinnovatore dell'istruzione pubblica che ha così valorosamente rotto con la tradizione e così ammirevolmente semplificato gli studi. In questo modo, la gioventù termina rapidamente i suoi studi letterari e può consarcrare tutto il tempo alle materie serie e pratiche!...

Trad. di Raffaele Severi

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Spaventosamente attuale.

Touché.

Non so nulla del sapore vero della letteratura, della lettura integrale: una delle mie mancanze.

Adesso appena riesco mi guardo per bene tutto...sono nuovo!

Ti devo ridare Soni Labou Tansi? (Sì? No - L'ho già fatto?)

Giacomo

Anonimo ha detto...

Sotto la doccia, ho avuto, credo, una rivelazione per quanto riguarda il discorso della "lettura condensata".
In realtà il tuo post mi ha molto colpito, ed è due giorni che avevo questa rivelazione in incubatrice.

Il peggior danno di questa letteratura condensata, di questo tipo di studio che ho affrontato (o che NON ho affrontato) fino ad ora, è che gli manca la completezza.

Solo nella completezza di un'opera, che comprende fasi di secondo piano, ed altre di rilievo, secondo me una persona può cogliere il vero capolavoro, il prodigio, il miracolo di ciò che ci tocca(va) leggere già estrapolato e condensato, che da solo, senza il confronto con gli altri "aspetti di secondo piano", si svalorizza completamente.

E la conseguenza terribile, per me, è che davanti ad un libro, un manuale, io "mi spengo".

Non sopporto la curiosità direzionata, la avverto, mi viene addirittura presentata come tale, e non la accetto.
Guardo già abbastanza pubblicità, no, non compro capolavori, grazie.
E così parte(partiva) lo studio mnemonico.

Step 2: dopo questo inizio-doccia illuminante, sono riuscito a definire nella fase bagnaticcia del post-doccia quello che mi piace di te come persona: che ti accendi, che sei sempre acceso e che accendi gli altri (o almeno così riesci a fare con me).

Ti invidio l'insaziabile Curiosità che ti anima.
E credo che comunque sarà ti troverò sempre interessante, perché non sarai mai monotono.